Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog
6 dicembre 2011 2 06 /12 /dicembre /2011 10:12

img044.jpg

Fa paura la vecchia discarica?

di Leo Maggio

 

A Palo del Colle fuma ancora la vecchia discarica di Trappeto del Principe e i rifiuti bruciano lentamente sotto una copertura precaria che ne favorisce la combustione. Veleni che quotidianamente vengono dispersi nell’aria.

Una vera e propria bomba ecologica a due passi da casa, fra immondizie, cumuli di laterizi, inerti e materiale di risulta, abbandonati tra il piazzale d’ingresso della struttura e le strade delle campagne circostanti. Le reti di protezione in alcuni punti sono state da tempo divelte. Ai piedi della discarica, “protette” da improvvisate coperture d’emergenza, due piscine che il ciclo naturale dei rifiuti riempie periodicamente di percolato, un refluo con un tenore più o meno elevato di inquinanti organici

e inorganici derivanti dai processi biologici e fisico-chimici attivi all’interno delle discariche.

I lavori di sistemazione e di messa in sicurezza della discarica spettano al Comune. I lavori di manutenzione ordinaria, invece, spettano all’appaltatore del servizio di Igiene urbana, la Lombardi Ecologia che - secondo il capitolato - è anche responsabile di una serie di procedure: il monitoraggio della qualità delle acque sotterranee tramite analisi periodiche sui pozzi artesiani adiacenti alla discarica, la pulizia del piazzale e, su richiesta del Comune, il prelevamento occasionale del percolato.

Ad oggi, preoccupano non solo i lavori necessari per la messa in sicurezza del sito, non ancora effettuati, ma anche la puntualità con la quale vengono effettuate le analisi delle acque sui due pozzi artesiani. E non basta: è importante sapere anche ogni quanto tempo avviene il prelievo del percolato che si accumula nelle piscine. Operazioni queste, che se non eseguite in tempo, possono destabilizzare il territorio in maniera indelebile, con danni ambientali incalcolabili per tutta la collettività.

Da Palazzo San Domenico il comandante dei vigili urbani, Giuseppe Floriello, responsabile del servizio, assicura che è tutto sotto controllo. I serbatoi di raccolta del percolato sono due. Il primo, quello posto a valle, a sinistra dell’ingresso principale, a detta di Floriello è già stato svuotato. Nei prossimi giorni, invece, sarà svuotato anche quello posto a monte, il più grande, già interessato da un prelievo parziale nella prima decade di aprile 2011. Per quanto riguarda l’analisi dell’acqua dei pozzi artesiani – prosegue - viene eseguita ogni semestre e i risultati sono sempre stati nella norma. 

Intanto l’ingegnere Vincenzo Scicutella, responsabile dell’Ufficio tecnico comunale, annuncia che l’iter per la messa in sicurezza del sito è a buon punto, e che dalla Regione sono in arrivo circa 300mila euro per portare a compimento l’annoso programma di bonifica della discarica.

Il tipo di messa in sicurezza  dipenderà molto dai livelli di inquinamento esistenti. Per questo - fanno sapere dall’Ufficio tecnico - sono state effettuate nuove analisi del terreno, dell’aria e dell’acqua. Il progetto, realizzato dall’ingegner Carmine Carella, prevede la realizzazione del capping, ossia la risagomatura del profilo con materiale inerte e il rivestimento con una geomembrana.

Un po’ di storia? Una volta chiusa la discarica perché colma, l’iter della sua messa in sicurezza e bonifica ebbe inizio nel lontano 2003 durante l’amministrazione Mugnolo, con la presentazione del relativo progetto. Dopo una lunga serie di vicende, nel 2006 arrivò dalla Regione Puglia la richiesta di adeguamento del progetto ad alcune prescrizioni, sicchè il costo previsto lievitò di circa 230mila euro.

Il Comune, che aveva nelle sue disponibilità finanziarie la prima somma prevista, pari a circa 500mila euro, ebbe difficoltà a reperire gli ulteriori fondi e l’iter burocratico tornò a bloccarsi.

La situazione è rimasta sostanzialmente ferma fino al 2010, quando la possibilità di un cofinanziamento regionale ha finalmente rimesso tutto in moto. Prossimi passi? La firma di un disciplinare con la Regione Puglia per la definizione del cronoprogramma e il bando per l’assegnazione dei lavori. Sperando che, nel frattempo, il pericolo inquinamento rimanga sempre sotto controllo.

 

Trappeto del Principe: favole e storie

di Mimmo Lattarulo

 

Non c'è mai stato nulla di tanto incontrollato quanto la cosiddetta discarica controllata di Trappeto del Principe. La sua storia? Il racconto di una bella idea che via via manipolata, diventa un'altra storia, lunga tanti, interminabili anni di verità alterate.

Per definizione, una discarica comunale è controllata se riceve esclusivamente rifiuti provenienti dal territorio di pertinenza. Essa deve essere interamente protetta con recinzione. Al suo ingresso, poi,  deve stazionare un guardiano addetto alla  registrazione in entrata del mezzo che trasporta i rifiuti, al controllo dei materiali da conferire ed alla loro pesa. E solo dopo questi adempimenti il mezzo può essere autorizzato ad entrare in discarica per sversarli. I rifiuti abbandonati vengono immediatamente ricoperti di materiale inerte proveniente da cava, e compattati. Il percolato prodotto dalla loro decomposizione viene intercettato dai succhiatoi ed una volta depurato, ritorna in discarica. Questo - a grandi linee - il ciclo controllato di una discarica controllata.

Premesso che oggi sarebbe preferibile altra modalità di smaltimento, ci interroghiamo perché quella discarica, secondo le buone intenzioni, doveva essere un buon affare per l'Ente Locale. Perché per la comunità la capienza della discarica è il valore di cui beneficia fino alla sua colmatura. Diversamente, l'Ente andrebbe a conferire i suoi rifiuti ad altra discarica privata, con aggravio di costi per il cittadino. Se ne deduce che l'investimento va tutelato assicurando che il materiale provenga dal territorio. E la pesa e la provenienza del materiale sono condizioni imprescindibili per tutelare questo interesse della comunità. Se invece altri soggetti depositano materiale estraneo al territorio, accelerando così il processo di esaurimento della discarica, il valore dell'investimento si trasferisce indebitamente dal bene comune al soggetto privato che gode di un arricchimento indebito, considerato che le quantità in gioco corrisponderebbero a cifre da capogiro.

Altro valore in discarica è la verifica della qualità del materiale conferito, adempimento posto a tutela dell'inderogabile interesse della comunità alla sicurezza, oltre che deterrente contro eventuali tentativi di abuso, sempre possibili quando la situazione è posta fuori controllo in un comparto a rischio di facili appetiti. La discarica è un territorio chiuso e protetto e pertanto se la società che la controlla fosse infedele rispetto all'interesse della comunità, sarebbe possibile che, in assenza di verifiche, si facesse entrare e si occultasse materiale non dovuto, pagato molto bene dalle ecomafie.

Cosa allora si sarebbe dovuto fare? Semplicemente completare la costruzione della discarica, ottenere il collaudo dell'opera e le autorizzazioni all'uso, procedere alla regolare gara di evidenza pubblica per la gestione della stessa e, ad esaurimento, procedere alla regolare approvazione ed aggiudicazione della messa in sicurezza del sito.

E' stato fatto? Hanno agito gli amministratori nell'interesse della comunità? Per comprendere il meccanismo ordito vediamo come ha funzionato la macchina politica ed amministrativa. E' noto che per fronteggiare situazioni di emergenza o di necessità inderogabile ed urgente è consentita l'adozione di provvedimenti con  poteri speciali che permettono di superare nell'immediato i paletti normativi ordinari. Primo passaggio della orditura è necessariamente la creazione di uno stato di necessità. Il Comune, allora, si affretta a lamentare il pericolo di una emergenza nel conferimento dei rifiuti e mette in esercizio la discarica, ancora in attesa di collaudo, con i poteri di urgenza ed in deroga provvisoria. E di conseguenza poiché sussiste la “benedetta” fretta di fronteggiare l'incombente pericolo sanitario, anche la gestione della discarica viene affidata in tutta fretta, senza gara di evidenza pubblica, diciamo per comodità "funzionale" ad una ditta dichiarata di fiducia in quanto già incaricata del servizio raccolta rifiuti.

Ma gli ispettori che visitano la discarica, riscontrano che tutti i mezzi che entrano, abbandonano i rifiuti in discarica senza alcun controllo all'ingresso; annotano che la bilancia all'ingresso è fuori uso; trovano che il materiale utilizzato per la colmatura proviene dalla retrostante vecchia cava ormai colmata e chiusa; si interrogano sulla funzionalità del sistema di intercettazione e depurazione del percolato, e tanto altro ancora. La commissione redige puntuale verbale con le dovute prescrizioni ed ingiunge al Comune l'immediato adeguamento. Il Comune assicura sempre che tutto sarà fatto, ed intanto si affretta a richiedere una nuova proroga di esercizio, perché in caso di diniego, dietro l'angolo si paventa sempre l'incombente emergenza sanitaria. Ed intanto poiché il collaudo non c'è stato - come se la colpa fosse degli ispettori!-  e non si è potuta avviare la regolare gara per la gestione della discarica, il Comune procede ad un ulteriore affidamento temporaneo di gestione alla stessa ditta di fiducia. E quando poi gli ispettori ritornano? Trovano sempre e comunque le stesse inadempienze, di cui redigono sempre ed ancora puntuale verbale. E così ricomincia all'infinito la tiritera di aggiramento delle prescrizioni.

Insomma il Comune con la sua inadempienza è causa della emergenza ed al contempo l'emergenza da esso stesso causata e mai opportunamente risolta, diventa per il Comune la ragione per poter fare in deroga tutto quel che vuole al di fuori  delle regole ordinarie.  Di fatto viene coscientemente violata la norma secondo la quale condizioni imprescindibili di atti emergenziali devono essere la imprevedibilità dell'evento, la temporaneità e provvisorietà dell'atto funzionale a fronteggiare l'immediato, e la condizione di reale urgenza della decisione.

La favoletta della emergenza è andata così avanti per tanto tempo quanto è durata la vita della nostra discarica. Si è proceduto sempre con affidamenti temporanei ed urgenti, mensili, bimestrali, trimestrali, semestrali ed addirittura molte volte, assunti in sanatoria.

Cosa ha permesso di ottenere il meccanismo orchestrato? I rifiuti in discarica hanno valore per peso ed anche per qualità. Dal momento che non vi erano né controllo né pesatura all'ingresso, è doveroso interrogarsi su quanto materiale è stato conferito nella nostra discarica, quale fosse la provenienza e quale il tipo.

Chi può risponderci? Ovviamente più nessuno. Ed allora perché farci questa domanda? Perché, secondo le valutazioni proposte da alcuni pignoli anni addietro, calcolando la portata della nostra discarica ed il conferimento medio giornaliero di rifiuti del Comune, i conti sembrerebbero non tornare, ovviamente a danno dei cittadini palesi. Oppure si sbagliano quei pignoli? Ma se così fosse, perché i nostri "comunali" avrebbero fatto tutto ciò che è stato fin qui raccontato?

 

Discarica dismessa: che ne vogliamo fare?

di Rosa Clemente, ingegnere ambientale - esperta nel settore rifiuti

 

La gestione post-operativa delle discariche è attualmente regolamentata dal D.Lgs 13/01/2003, n. 36, (“Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti) e successive modifiche. Sia questa norma che quella precedente, la Deliberazione 27/07/1984, richiedono che nella domanda di autorizzazione per la costruzione e l’esercizio di una discarica, siano presenti oltre al piano operativo della discarica “in vita”, anche le modalità della sua chiusura, nonché il piano di gestione post-operativa e il conseguente piano di ripristino ambientale.

Il piano di gestione post-operativa riporta la descrizione delle manutenzioni da effettuare da parte del gestore della discarica, finalizzate a garantire che - anche in tale fase - la discarica mantenga i requisiti di sicurezza ambientali previsti. Tali operazioni comprendono attività di manutenzione, recinzione e cancelli di accesso, sistema di drenaggio del percolato, rete di captazione, adduzione, riutilizzo e combustione di biogas, sistema di impermeabilizzazione sommitale, copertura vegetale, ecc.

Il piano di ripristino ambientale individua gli interventi che il gestore della discarica deve effettuare per il recupero e la sistemazione dell’area della discarica a chiusura della stessa. A tal proposito il D.Lgs 36/2003 fornisce specifiche procedure da seguire nel caso in cui il piano di ripristino preveda la ricostituzione di una copertura vegetale.

I costi di gestione post-operativa per un periodo di almeno 30 anni e di ripristino ambientale sono coperti dal prezzo applicato dal gestore per lo smaltimento.

Un esempio di corretta gestione post operativa? La discarica Amiat di Basse di Stura, che sorge nella zona nord di Torino, la cui attività è terminata il 31/12/2009.  Nella discarica è attivo un sistema di captazione di biogas, che viene convogliato in una centrale e trasformato in energia elettrica capace di provvedere al fabbisogno medio di quasi  40.000 utenze domestiche. E’ operativo, inoltre, un sistema di estrazione del percolato, che viene inviato ad un impianto di depurazione. A salvaguardia ambientale sono inoltre, presenti sistemi di monitoraggio delle acque di falda e del gas di discarica. Nel sito di Basse di Stura è presente anche un buon esempio di ripristino ambientale, rappresentato dalla riqualificazione ambientale della vecchia discarica, dismessa nel 1983 e riconvertita ad area verde di pregio naturalistico (Parco della Marmorina), caratterizzata da un’ampia varietà di flora e fauna ed inserita nella zona di salvaguardia del Parco Fluviale del Po Torinese.

 

FOCALIZZIAMO a cura di Mariateresa Capozza

 

Strategia Rifiuti Zero: Paul Connett a Modugno

 

Invitato dall’ass. “ Modugno Città plurale”  e dall’ International Society of Doctors for the Environment, il 9 dicembre Paul Connett parlerà a Modugno (ore 17,30 presso Ist. Tecn. Comm. “T. Fiore”, via p. A. M. di Francia, 4, zona Carabinieri). Docente accademico di Chimica, Connett ha messo a punto la strategia che porta a zero la produzione di rifiuti: una serie di semplici modalità quotidiane che, assieme alla volontà politica, laddove applicate, hanno ridotto i rifiuti anche del 90% e sbarrato così la strada agli inceneritori e al loro violento impatto ambientale ed energetico. Molti sindaci dell’hinterland hanno assicurato la loro presenza, ma quella dei cittadini rimane assolutamente indispensabile.

 

Condividi post
Repost0

commenti

C
Ti suggerisco di iscriverti alla mia community ITALIA CHE RESISTE. Il mio blog è attualmente il primo in classifica (anche se su google non c'è ancora ). Grazie, ciao
Rispondi

Presentazione

L’Associazione LIBERAGGIUNTA è un'associazione di volontari, apartitica, che opera esclusivamente per fini di solidarietà. LIBERAGGIUNTA è la naturale conseguenza dell’esperienza nata con la Consulta Interparrochiale per le Attività Socio-Politiche di Palo del Colle e con la stessa interagisce nell’organizzare attività formative, come la Scuola di Formazione all’impegno politico.

L'associazione pone al centro della propria vita associativa la formazione e l’animazione allo spirito cristiano delle realtà familiari, ecclesiali e sociali in cui si è inseriti e lo scopo per cui si costituisce è l'evangelizzazione, attraverso la testimonianza di ciascuno negli ambiti dell'impegno sociale, in particolare si propone di dar vita a momenti di formazione e di osservazione dei fenomeni, sia con l’organizzazione di incontri, l’istituzione di un osservatorio della legalità, la redazione di notiziari utili a promuovere le attività della comunità, sia la  realizzazione di un luogo di scambio per le opinioni sulle problematiche sociali, maggiormente avvertite dalla collettività cittadina. Il nostro luogo di osservazione è il territorio in cui prevalentemente operiamo, teniamo a cuore la nostra cittadina ed è per la nostra Palo che intendiamo spendere le nostre energie, utilizzando la significativa voce del notiziario per  analizzare e proporre alternative  alle problematiche che lo affliggono attraverso quella visione di carità cristiana che è fondamento  del nostro operare.

Con LIBERAGGIUNTA NEWS  non intendiamo realizzare un mezzo contro qualcosa o qualcuno, uno strumento di mera denuncia,  ma desideriamo fornire a tutta la comunità uno luogo espressivo, dove ognuno è libero di metter a disposizione di tutti le proprie esperienze, le proprie opinioni, senza steccati o barriere, sostenendo suggerimenti per il bene comune.

Link

Cercasi un Fine: www.cercasiunfine.it
CSV San Nicola: www.csvbari.com
Palesi.it: www.palesi.it

Archivio Liberaggiunta News

Editore

Associazione Liberaggiunta

Via XX Settembre, 2

70027 Palo del Colle (BA)

e-mail: liberaggiunta@libero.it
Registrato presso il Tribunale di Bari, n. 4320/2009