Droga: la situazione di Palo
di Leo Maggio, corrispondente della Gazzetta del Mezzogiorno
Ad entrare nei racconti delle vittime, sorprende come la droga non sia solo un fatto di cronaca. Smontata la scaletta dei notiziari prende corpo il dramma che sconvolge le storie di chi ne fa uso, dei “drogati” come indicati da un gergo rozzo e consueto, una categoria che, ai nostri giorni, comprende insospettabili di ogni età, genere e classe sociale.
Un giovanissimo assicura che il fenomeno è molto diffuso in paese e che, i cosiddetti “drogati”, sono veramente tanti. Ad approfondire la questione si può scoprire che nelle campagne della zona si organizzano rave-party e che, oltre al “fumo” non è molto difficile procurarsi extasy, lsd, funghi ed anfetamina. Un giovane lo ammette senza troppi scrupoli: “Qui in paese la canna è fumata da più della metà dei ragazzi.”
Per lo spaccio la manovalanza più accreditata è quella dei giovanissimi perché, logicamente, più adatta a frequentare ambienti e luoghi di ritrovo tipici degli adolescenti. Più si sale con l’età, più l’identikit dello spacciatore si trasforma e non assume sempre gli stessi contorni. Complice la disoccupazione e un disgregato tessuto sociale ed umano. Cambia anche il commercio delle sostanze stupefacenti, sempre più organizzato da logiche da grande distribuzione, con offerte del tipo: “più compri e meno paghi.”
Di fronte a questo scenario si pone il lavoro delle forze dell’ordine. Un impegno innegabile ma silenzioso e discreto perché finalizzato, giorno dopo giorno, a ricostruire e svelare la trama occulta che lega i diversi attori del mercato della droga. Negli ultimi tempi, non sono mancati arresti e retate, l’attività degli inquirenti si è anche materializzata in azioni di forza mirate a debellare il traffico e l’uso di sostanze stupefacenti sul territorio.
Nell’ hinterland barese, paesi come Palo, Grumo, Binetto e Toritto sono ormai realtà emergenti nel panorama della droga con mercati autonomi inseriti lungo l’asse appulo-lucano. Anche le cronache ne hanno parlato, spesso da cittadini ci siamo trovati di fronte ad azioni di presidio e di controllo del territorio. Ma il lavoro più grosso ed impegnativo è quello che non si vede, fatto di lunghe indagini ed appostamenti, spesso ostacolato dall’omertà e dalla paura delle persone di mettersi in gioco e collaborare con la giustizia.
“L’erba non fa male, mi aiuta a sentirmi bene, mi dà forza.” Sono ancora le parole di un giovanissimo consumatore, a pochi passi da Piazza Santacroce. E’ il racconto di una vittima, solo con la consapevolezza e il dramma di esserci cascato, a pochi passi da casa sua.
L’esperienza di Mario*
Mi chiamo Mario, ho 46 anni e la mia storia risale a molti anni fa. Quantificare il tempo non è possibile perchè, secondo me, è più opportuno, a questa età, tirare le somme del tempo perso con tutti i rischi e le conseguenze che oggi mi ritrovo ad affrontare.
Molto della mia vita non posso più riprendermela e mi è rimasta la continua lotta con la sostanza.
La lotta è contro le mie debolezze, la mia superficialità, i condizionamenti esterni ed interni, ma la cosa più pesante è la traccia che la sostanza ha lasciato dentro di me, come una ferita sempre aperta che è da curare giorno per giorno.
L’esperienza di Giovanni*
Sono Giovanni, ho 34 anni e nella mia vita ho fatto molti errori.
Il più grosso è stato a 17 anni, quando, per combattere la noia e la solitudine, ho accettato di fare una sniffata di eroina.
Da quel giorno è iniziata la discesa nel buio più profondo, sfuggendo dalla realtà sociale e dalle difficoltà della vita.
Per 13 anni anni è stata una continua lotta e l'unico senso delle mie giornate si riduceva ad una bustina di merda.
A 30 anni una mattina ho fatto, forse, per la prima volta nella mia vita l'uomo, dicendo a mio padre: "Vai al Sert e fammi trovare una comunità".
Per quanto triste fosse quella mattina, io me ne andavo in comunità e mio padre era contento.
Mi sono ritrovato a 33 anni recuperato dalla sostanza, ma con il carico di tutto quello che non ho fatto e il tempo che ho sprecato e un dover ricominciare tutto da capo.
Per quanto si possa ricostruire in maniera positiva, le ferite restano e ogni giorno è una scelta per non tornare indietro.
*NDR: benché le esperienze raccontate siano di vissuto reale, per opportunità di privacy sono stati usati nomi di fantasia
Amicizia + Amore = medicina antidroga
di Letizia Silvana Persano, psicologa SERT Grumo Appula
Prima di tutto ringrazio per la fiducia e la stima accordatami da quelli che mi hanno chiesto di scrivere un articolo sulla droga, e, poiché non mi va di affrontare l’argomento come operatore sanitario, mi cimenterò a raccontare alcune emozioni ed impressioni che mi hanno accompagnata negli ultimi due decenni, nel dovermi confrontare quotidianamente con i problemi legati alle dipendenze patologiche. Per iniziare, mi farò aiutare dalla matematica o meglio userò un’eguaglianza: (Amicizia + Amore) = medicina antidroga.
Questa frase l’ho trovata su un poster affisso sulla parete di in una comunità terapeutica a Loseto, nel 1993. Era un manifesto composto da tanti riquadri e in ognuno di essi c’era un componimento, uno slogan, un disegno: tutti temi premiati nell’ambito di un concorso sulla lotta alla droga, a cui avevano partecipato gli alunni di una scuola elementare, in uno c’era scritto “Se ti droghi sei fritto” con il disegno di un pollo impanato e fritto, adagiato in una pirofila, in un altro “anche i polli non ci cascano più” con l’immagine di un galletto pimpante, vivace e dall’aria furba, un altro diceva, “la droga ti uccide, io invece voglio diventare nonno”…. E poi c’era questo fantastico, intuitivo, intelligente raffronto fra la sommatoria di due meravigliosi sentimenti che possono rivelarsi sia una cura che un antidoto, efficaci per prevenire e combattere solitudine, aridità di cuore e indifferenza, anticamera al mondo della droga. Questo raffronto ci dà indicazioni per non dover aver bisogno di alcuna “sostanza” che possa dare l’illusione di risolvere i problemi, cancellarli e vederli sparire quasi per magia. La droga non toglie i problemi, anzi, dà un sacco di problemi in più. La droga fa gettare via ciò che si ha di più prezioso: la propria identità e il piacere dell’identità!!!! Non c’è gioia con la droga…”E la Vita rimane la cosa più bella che c’è” canta Nek nello spot televisivo contro la droga! L’amicizia e l’Amore sono le ragioni per cui tante persone oggi non sono sole, l’Amico vero è quella persona che ti capisce e sa sempre come aiutarti. L’Amicizia è un faro che, quando sei in difficoltà ti è di guida, non lasciandoti mai solo. L’Amore ti cambia la vita, la consapevolezza di essere amato rende decisi e forti, amare qualcuno rende coraggiosi. Se dovessimo scomporre ai minimi termini l’Amicizia e l’Amore cosa troveremmo? Lealtà, sincerità, comprensione, accettazione, gioia di stare insieme, interessi in comune, essere felici quando le cose vanno bene all’altro e sentirsi giù e addolorato quando le cose gli vanno male, aiuto reciproco nel momento del bisogno, consigliarsi, sostenersi, e soprattutto capacità di ascolto, tanto che chi sa ascoltare ti sente anche quando non dici nulla. Se i nostri ragazzi venissero educati e amati, se l’educazione in famiglia, nella scuola, nella società insegnasse anche a vivere perché accompagnata dall’affetto, incoraggiamento e sostegno, non resterebbe nessuno spazio per far attecchire alcuna “sostanza”. Se tutti, bambini, ragazzi, adolescenti, giovani, meno giovani, avessero ogni giorno la “dose minima giornaliera” di affetto, coccole, compagnia, considerazione, incoraggiamento, sostegno, aiuto, solidarietà e rispetto…. sarebbe assicurata e superata la soglia minima di benessere e non ci sarebbe bisogno di niente di illusorio, trasgressivo, pericoloso che prometta una pseudo felicità da pagare a carissimo prezzo. Termino con un consiglio dato con tutto il cuore: chi si vuole bene si sballa di musica, si fa di sport, si sbronza di baci!