In una società democratica, la forma più concreta per cambiare o migliorare la collettività è la partecipazione al voto. La non partecipazione è un approccio sfavorevole: indebolisce la società sana e fa crescere le forze negative nei confronti della ricerca del bene comune. Bisogna superare le allergie e le insoddisfazioni, anche profonde, inducendoci invece a scelte molto oculate, valutazioni attente, che solo attraverso l'espressione del voto possono portare a dinamiche democratiche e a produrre una buona politica orientata al bene comune e alla soluzione dei problemi.
La vita della gente è in grave difficoltà e sente che il momento è importante: da come saranno affrontate le problematiche in campo dipende la stessa tenuta sociale. E' l'ora di una solidarietà lungimirante, della concentrazione assoluta sui problemi prioritari dell'economia e del lavoro, delle procedure partecipative ed elettive, di una lotta penetrante e inesorabile alla corruzione: problemi tutti che hanno al centro la persona e ne sono il necessario sviluppo. “Quando - per interessi economici - sull'uomo prevale il profitto, oppure - per ricerca di consenso - prevalgono visioni utilitaristiche o distorte, le conseguenze sono nefaste e la società si sfalda".
Certo non possiamo che essere inorriditi da un meccanismo di partecipazione che costringe il cittadino alla sola valutazione di un simbolo piuttosto che l’interprete e comprendiamo la difficoltà di dover dar consenso ad accattivanti programmi non potendo individuarne i protagonisti. L'Italia sta soffrendo per molti motivi, ma tra i primi identifichiamo una legge elettorale che mortifica la partecipazione popolare. Una legge elettorale dove il prossimo parlamentare riceve una “nomination” attraverso una sorta di mediatica partecipazione al “grande fratello” e con l’unzione del potente di turno.
Crediamo sia un dovere prioritario del prossimo parlamento cambiare la legge elettorale per restituire al cittadino la libertà di scelta. La partecipazione dei cittadini, già altissima col sistema proporzionale, è oggi in rapida e drammatica caduta. Sembra quasi che si lavori per ridurla ai minimi termini. Ma questa è una democrazia apparente che nasconde, poco e male, una forma di nuovo autoritarismo. È il momento di rompere la congiura del silenzio e muoversi verso l'unitarietà dei sistemi elettorali a favore dell'allineamento di tutte le consultazioni al sistema elettorale europeo che sono il punto di riferimento del nostro futuro. Senza le preferenze "c'è un potere oligarchico di fatto". La riforma della legge elettorale rappresenta un passaggio importante per eliminare la cooptazione, che schiaccia il protagonismo dei singoli, i sani portatori di una politica di servizio e caratterizza in maniera negativa l’attuale fase pratica del governo.
"Il prossimo Parlamento dovrebbe cambiare la legge elettorale e ridare la scelta ai cittadini",.
Noi tutti vogliamo che la politica cessi di essere una via indecorosa per il vantaggio personale o di casta. Per questo s'impongono scelte affidabili, affinché il malcostume della corruzione sia sventato.
Una società equa deve avere alla base un progetto comune nel quale siano tutelati gli interessi dei più deboli, i senza lavoro, gli emarginati, le vite malate o anziane, e vengano combattute tutte le forme di prevaricazione sociale e le precarietà che avvantaggino i pochi a discapito dei tanti. Legalità, rispetto delle regole, un orizzonte di speranza per le nuove generazioni, sviluppo diffuso, difesa della dignità umana, sono per noi valori non negoziabili. Per tutelare questi valori serve una società che funzioni e vanno condannati "gli imbrogli, i maneggi, le astuzie". Obiettivi importanti che possono essere realizzati solo con politiche nuove ed attente. Per questo i cittadini non devono disertare le urne e devono poter "esprimere il proprio voto liberamente".
La disoccupazione e l’impoverimento collettivo sono una sorta di epidemia che non trova argini, nel, mentre ci si chiede se le iniziative legislative che si sono finora succedute abbiano determinato sollievo o aggravamento. Bisogna che le competenze migliori cooperino in uno sforzo solidale affinché si possa vedere e toccare il rilancio dell’occupazione e dell’economia; valorizzare il rilancio per il quale la gente ha accettato sacrifici anche pesanti: “Il lavoro è un bene prioritario ", anche nei periodi di recessione economica", "è la nobile partecipazione dell'uomo all'opera del Creatore, consente il dignitoso sostentamento, contribuisce alla costruzione della società, esprime le potenzialità di ciascuno nell'armonia generale, genera futuro per tutti". Il diritto al lavoro tocca la dignità stessa della persona.
L’invito, dunque, è ad avere questa visione di società, di bene comune che guardi alla crescita: alla crescita economica ed alla crescita di tutte le dimensioni della persona e della società, tenendo fermo ciò che per noi è imprescindibile.